About RKA
Sono Afro-Italiana, nata a Bologna centro ma cresciuta nella periferia Nord.
Sono un’ex bambina del #telefonoazzurro e una #metoo, come bambina e come ragazza. Sono sempre stata molto fortunata. A 3 anni e ½, ho cominciato a sognare di diventare una stilista di moda.
Questo sogno è stato la mia Stella Polare e mi ha salvato la vita. Nulla è così semplice come sembra.
Ciao
Io sono Ragia Kaja Abdulwahed
Hurghada, Red Sea. 5PM, 9/11/2001.
Allora, ero Capo Costumista e Art Director, avevo progetti nel settore moda. Per amore, nel giro di pochi giorni lasciai tutto. Quel momento è stato il proseguimento di un pellegrinaggio iniziato a 19 anni, geografico, professionale, PERSONALE,
Sono entrata in modalità “Ragia di scorta”.
Ho cominciato un percorso nel settore dei servizi turistici, lavorando sulle navi da crociera nel Mediterraneo (dalle 12 alle 19 ore al giorno, per otto mesi, senza giorno di riposo; lo stipendio non era calcolato all’ora, né tantomeno c’erano straordinari, festivi o serali pagati). Dopo 4 anni per mare, il mio rapporto con la vita di bordo era arrivato alla fine. Sono scesa a terra e ho cominciato a lavorare come accompagnatrice turistica per Anglofoni.
Alternare momenti di iperattività in cui la tua vita personale è in sospeso e lontana, a momenti di apparente calma piatta, proprio a casa tua, è stato difficile. E’ stato il mio modo di farmi il culo per raggiungere sia l’indipendenza economica che la pace emotiva con i mie demoni. Era necessario per raggiungere una riva dopo un naufragio.
Momenti bellissimi e momenti VERAMENTE BUI; in alcuni non guadagnavo nemmeno abbastanza per poter pagare l’affitto. Momenti in cui sono stata sull’orlo del baratro anche emotivamente. Una famiglia praticamente sgretolata da sempre, nonostante in 2 occasioni precise mi abbia salvato.
Ho perso amicizie importanti, ma ho potuto coltivarne diverse altre. Ne ho trovate nuove; a volte ho solo incrociato per un po’ la strada di qualcun altro: ho cominciato a vivere ogni relazione come fosse un incoraggiamento a coltivare me stessa, anche quando non c’era una reale intenzione di supporto da parte della persona in questione.
Poi, 10 anni fa, ho cominciato a lavorare in Francia; è stata un’occasione fortuita e fortunata.
Tutto questo percorso si traduce in una sconfinata quantità di persone, provenienti dal tutto il Globo, luoghi e momenti vissuti ed è ciò per cui sono grata.
Nel mentre ho abbandonato la mia famiglia o piuttosto, il pensiero di riuscire ad averne una che non fosse disfunzionale.
Il mio sogno è tornato e ho dovuto superare il mio senso di colpa, per poterlo accogliere di nuovo. Nel momento in cui mi sono accorta che era come se non ci fossimo mai lasciati, ho anche capito che era capitale fare di tutto per realizzarlo.
Il mio impegno nel turismo è ancora parte integrante di me oggi, ma con un significato diverso, visto che si è trasformato in una risorsa economica fondamentale per il progetto creativo a cui sto dando vita. E mi porta molto spesso in Francia, che amo e considero una seconda casa.
Ammetto che tutto sta succedendo ad una velocità tale che, spesso, mi fa sentire fuori controllo e disorientata.
Ma tanto meglio! Così imparo a surfare la vita, mentre unisco tutte le esperienze avute plasmandole assieme in una forma nuova, per restituire qualcosa di bello in cambio di tutto ciò che ho ricevuto, come l’aver incrociato il cammino di migliaia di persone meravigliose, quelle che mi hanno salvato e sostenuto ma anche quelle che mi hanno ferito. Nulla è possibile se siamo isole.
Nel tempo, il mio sogno l’ho protetto, cullato, accudito, nutrito. L’ho anche abbandonato, e ne ho preso le distanze per un periodo lungo un’eternità.
Ne ho sentito la mancanza, l’ho cercato, ritrovato e accolto di nuovo. Lui ha cominciato a trasformarsi da sogno in idea, da idea è passato a progetto. Ora sta diventando realtà.